Non voglio cantare vittoria troppo presto, ma la nuova psicologa oggi mi ha fatto davvero una bella impressione. Soprattutto paragonata allo psicologo n. 1, ma era abbastanza facile perché lui è davvero una schiappa. Intanto, oltre a farmi domande, ha voluto anche farmi sapere come lavora, cosa che il n. 1 non aveva fatto. I primi tre incontri saranno di conoscenza reciproca, poi insieme stabiliremo se continuare, e ci porremo degli obiettivi (anche questa è una cosa che il n. 1 non aveva fatto e che mi è piaciuta). E’ stata puntuale, sempre contrariamente al n. 1 che nonostante non avesse un cazzo da fare era sempre in ritardo, cosa che io trovavo di una maleducazione a dir poco fastidiosa, ma in generale posso dire che era proprio lui come persona a starmi sui coglioni, mentre questa mi è sembrata carina e coccolosa. Le ho chiesto con che metodo lavora, spiegandole che non so bene di cosa ho bisogno (terapia cognitivo-comportamentale, analisi, psicoterapia, boh…), e qui ha dato un’altra risposta esatta, e cioè che lei per formazione tende a dare importanza alle relazioni del paziente con il mondo che lo circonda, ma che adatta l’approccio terapeutico in base alla persona che si trova davanti. Mi ha poi spiegato che lei tende a considerare la persona come un’unica unità di mente e corpo che si influenzano a vicenda, e anche su questo punto eravamo d’accordo. Qui ho voluto fare una precisazione: secondo me la mente può influenzare il corpo (ad esempio se sono tesa a me in particolare si blocca il diaframma e mi fa male la schiena), ma che per me è vero anche il contrario, cioè che se sto male fisicamente di sicuro questo non fa bene alla depressione, e che non a caso questa si è manifestata pienamente dopo un delicato e dolorosissimo intervento alla schiena, e anche su questo punto mi ha detto di pensarla come me. Questa cosa non è affatto scontata, perché adesso va di moda dare la colpa di ogni malessere fisico alla psiche ma nessuno fa mai il ragionamento inverso (mens sana in corpore sano, come ho spiegato in un post precedente). Insomma, mi ha fatto veramente una bella impressione, è stata gentile, mi ha messo a mio agio, l’ho vista molto attenta alle mie emozioni, a cercare di leggere anche tra le righe di quello che dicevo. Forse perché è una donna non ha sottovalutato (come aveva fatto il numero 1, che meriterebbe di essere chiamato numero zero), il fatto che ho subito molestie sessuali per due anni. Spero davvero che possa aiutarmi…
Archivio mensile:ottobre 2014
L’olio di Lorenzo
Oltre che un bellisimo film, quella di Lorenzo è una storia vera. La storia di un bambino con una malattia rara, apparentemente incurabile, per la quale i suoi genitori, nonostante non fossero medici, spinti soltanto dall’amore incondizionato e dalla loro caparbietà, riescono a trovare una cura. Non un farmaco: un olio vegetale. Questa malattia è provocata da un accumulo di un certo tipo di acidi grassi nel cervello, che l’organismo non riesce a smaltire, e questo a sua volta porta alla distruzione della mielina, della perdita della funzionalità del corpo. Io mi sento un po’ Lorenzo in questo momento… Gli antidepressivi che devo assumere mi sembra si “accumulino” (ma questa è solo una mia ipotesi che potrebbe essere clamorosamente sbagliata) nel mio cervello, provocandomi fortissime crisi di ansia. Quindi ho iniziato a diminuire (sempre di mia iniziativa) il dosaggio dei farmaci. Voglio trovare la dose minima che mi permetta di non essere troppo triste né mi provochi effetti collaterali così pesanti. Voglio farlo da sola, perché mi sento lasciata sola, almeno in questo, dai dottori. Come i genitori di Lorenzo, che però non si sono arresi.
A dire il vero oggi ho chiamato il mio medico di base, spiegandogli con calma che ci ero rimasta male quando mi aveva detto che devo abituarmi a convivere con questa malattia, che avevo percepito questa frase come l’impossibilità di stare bene. Lui è stato come sempre paziente e disponibile, ha chiarito meglio quello che voleva dire con un esempio: se sei cardiopatico non vuol dire che non puoi fare una vita normale, ma non puoi pretendere di partecipare alle Olimpiadi, perché se tu lo facessi sarebbe frustrante in quanto impossibile. Mi ha invitato a essere realista (non posso partecipare alle Olimpiadi) ma allo stesso tempo ottimista (posso stare meglio e vivere bene). Ottimista. Una parola facile per una persona che soffre di depressione -_-. In ogni caso mi ha rincuorata, più che altro per la gentilezza con la quale mi ha trattata. Per questo dico che mi sento abbandonata solo per quanto riguarda gli antidepressivi, per il resto sono molto fortunata ad avere un dottore come lui. Ce ne sono pochi. E anche quando, come oggi, è impegnatissimo, trova il tempo per farmi coraggio.
Nessuno mi crede…
Lunedì sono andata dal medico di base, per dirgli che ho cambiato di testa mia gli antidepressivi e l’ansia è diminuita. Mi ha confermato che l’ansia poteva essere un effetto collaterale dei farmaci, ma poi mi ha detto, e non è la prima volta, due cose che mi hanno ferito molto: la prima è che devo abituarmi a convivere con la mia malattia, e questa cosa ha distrutto la poca speranza che avevo di poter stare bene un giorno, e l’altra è che devo andare da uno psicologo. Io so che il mio problema è anche caratteriale, ma so anche distinguere tra l’ansia che mi viene perché io sono ansiosa e l’ansia provocata dai farmaci. Il mio medico pensa che il 10% sia colpa degli antidepressivi e il 90% dipenda da me. Io invece SO che è il contrario. Sono andata anche dallo psichiatra, ha inserito uno stabilizzatore dell’umore, che dovrebbe prevenire le crisi e gli sbalzi d’umore, mi ha confermato quello che ha detto il medico di base. Sono scoppiata a piangere, gli ho detto che non mi sono sentita capita e creduta. Ho passato il resto della giornata a piangere. Perché non mi credono? Non capiscono quanto questa cosa mi faccia star male? E se veramente, come mi hanno confermato entrambi, una parte (che sia piccola o grande) della colpa è delle medicine, perché non provano a cambiare tipo di antidepressivo? Domani andrò da una nuova psicologa, ma per quanto possa aiutarmi non potrà mai agire sull’ansia provocata dalle medicine e io continuerò a stare male. Con questa consapevolezza come posso iniziare un percorso terapeutico in maniera serena?
Vorrei avere il cancro
Lo so che molti penseranno che sono una stronza leggendo questo post ma è la verità. Se hai il cancro non devi nasconderti, non devi vergognarti, non devi far finta di stare bene, puoi dirlo apertamente e nessuno ti giudica, nessuno ti incolpa, tutti capiscono che stai male. Se sei malata di mente invece non puoi dirlo a nessuno, perché penserebbero cose sbagliate, anche senza cattiveria magari, ma per pura ignoranza. Se hai il cancro o vinci o perdi, o guarisci e stai bene, o muori. E quando soffri di depressione quest’ultima ipotesi purtroppo non ti sembra nemmeno così brutta. Anzi, arrivi a desiderare la morte più di qualunque altra cosa. Come me oggi. Come me tanti altri giorni, così tanti che non riesco a contarli.
2014-10-26
Ieri sera ho iniziato a sentirmi triste. Senza motivo, come al solito. Sono uscita con gli amici, mentro ero con loro mi sono un po’ distratta, ero quasi normale. Alle 22:30 già non riuscivo più a tenere gli occhi aperti e poco dopo hanno dovuto portarmi a casa perché mi stavo addormentando sul tavolo della pizzeria. Anche oggi, appena sveglia, non è stata la solita ansia a darmi il buongiorno, ma questa infinita tristezza, questo vuoto, questa voglia di piangere ma incapacità di farlo. Mi sento come se fossi autistica, come se non riuscissi ad esternare i miei sentimenti. Domani devo andare dal medico di base, non so cosa dirgli, mi sento così strana… Ma non sono cose facili da spiegare. Soprattutto quando non hai voglia di parlare, anzi per la precisione quando fare cose normali come parlare, mangiare, lavarsi, ti costano una fatica insostenibile. Il mio titolare mi ha già minacciata di non farmi mettere in malattia. Fanculo, se sto male sto a casa.
Di nuovo
Pur stando molto meglio da quando ho cambiato antidepressivi, ieri ho ricominciato ad avere pensieri ossessivi. Ero in ufficio, avevo in mano un taglierino per aprire dei pacchi. La voglia di usarlo per farmi dei tagli sulle braccia era più forte di ogni altra cosa, mi toglieva il respiro. Il pensiero che avrei potuto usare gli spaghi di plastica con cui erano legati i pacchi per soffocarmi non usciva dalla mia testa. Ho preso un antipsicotico ma ci ha impiegato una vita a fare effetto. Prima o poi farò una cazzata. Che poi non so nemmeno perché dico che sia una cazzata, a me uccidermi sembra la soluzione migliore e più ragionevole. La maggior parte delle persone che soffrono di depressione vengono isolate e abbandonate da tutti, o così almeno si sentono. Io ho un sacco di persone che mi vogliono bene. Dovrei essere grata di questo ed invece la considero una sfortuna. Se solo non sapessi che togliendomi la vita farei soffrire da morire tutte queste persone l’avrei già fatto. Sarebbe tutto finito da anni, non dovrei più lottare contro questo mostro orribile e gigantesco. Questa maledetta malattia arriva al punto di toglierti la lucidità e farti pensare cose così assurde, e farti credere che siano normali… La odio con tutte le mie forze. Depressione di merda.
Mossa Kansas City
La “mossa Kansas city” è quella che usano nel film “Slevin – patto criminale”, praticamente è quella strategia per cui qualcuno ti fa guardare da una parte mentre ti sta ingannando dall’altra. E’ quella che io sono riuscita a fare con il mio cervello. Come già spiegato altre volte con questo blog non voglio incitare nessuno ad emularmi, ma quando stai davvero male e non sai più dove sbattere la testa le provi tutte. Tornare ai vecchi antidepressivi, imbrogliare il mio cervello cambiando molecola (ma continuando a prendere uno psicofarmaco della stessa categoria), ha funzionato, le crisi di ansia si sono ridotte un sacco. Ora restano aperte un bel po’ di questioni: la prima è che ho fatto tutto questo di testa mia, senza chiedere il parere dello psichiatra, e prima o poi dovrò dirglielo. Lui non sembrava molto convinto (nonostante mi fosse già successo in passato) che l’ansia fosse un effetto collaterale degli antidepressivi. Intanto lunedì andrò dal mio medico di base, l’unico che mi crede, e sentiamo cosa dice. Poi dovrò rivedere con lo psichiatra la terapia, perché se gli antidepressivi di quel tipo mi fanno così male bisognerà pensare di cambiare categoria. E questa cosa mi fa paura. Perché ogni volta che cambi medicine per almeno un mese stai di merda, fisicamente (se tutto va bene nausea da far concorrenza a una donna incinta, se va male astinenza) e psicologicamente, perché il tempo che ci mettono a fare effetto è davvero lungo. Mi spaventa l’idea di andare di nuovo in astinenza, solo chi l’ha provata può capire. L’ultima volta ho vomitato così tanto che l’acido dello stomaco mi aveva creato delle ustioni in gola. E poi essere senza paracadute, temo di tornare ad avere brutti pensieri, di farmi del male. Non ho la forza di affrontare di nuovo una cosa del genere. A volte penso che questo mostro sia troppo grande per poter riuscire a sconfiggerlo.